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Domenico Ienna - Roma

Caro Padre

di sentimenti e Lingua,

volgare eppure altero

Maestro

in Scienze e Poesia,

 

il tuo Secondo Regno

dove l’umano spirito

si purga

regala - in rime -

Cieli d’Antipodi

assetati di Luce;

 

languori aperti

su vicende d’Altro Mondo,

eppure

a Speranza e Tempo

ancora tessute:

 

espiazioni a senso

ancora umane,

perché nessuna d’esse

pensata infinita.

 

Così Purgatorio, a fronte

de l’altre permanenze 

d’anime

invece eterne:

 

quella dentro e fuori

la Città ch’a nome Dite,

a fuochi e tenebre

terrifica;

 

e l’altra beata,

salmodiante

a sfere di luce

del Giardino di Dio.

 

Mirabile

il soffitto d’astri

che racconti

sul Monte,

di conforto e guida

ad anime purganti

in tua Comedía non solo,

ma pure a noi viventi

ne l’aiuola che ci fa tanto feroci

purtroppo ancora:

nel misero/splendido

nostro Purgatorio quotidiano.

 

Caro Padre,

struggente ne l’ora

che volge il disio

dai ancora a noi

-allora-

occhi ghiotti

di mirare il Cielo,

 

e dolce color d’orïental zaffìro

per lenire troppo tesi

nostri orizzonti,

 

e lo bel pianeto

che d’amar conforta

per con-viverci

al meglio;

 

e facelle pure

lucenti di mistero,

ausilio ai duri

nostri esili

di libertà;

 

per seguire 

-senza più sconcerto -

cammini per noi diversi

di Sole e d’Ore

antipodali;

 

e percorrere il Monte

-di sopra a nuvole e piogge -

da Cornice a Cornice

di purgamento

fino all’Eden in cima:

 

e farci così

finalmente trovare

-anche noi -

puri e disposti

a salire alle stelle.