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Francesco Brusò - Mestre, Ve

«Buongiorno, lei è il signor Giovanni Crivelli?» Io, con lo sguardo fisso verso questo avvocato che non conosco, faccio un cenno di assenso con la testa e lui riprende «Signor Crivelli, non si preoccupi, si sieda che ora le dico tutto». Con molta riluttanza mi siedo su una di quelle poltrone di finta pelle che appena ti siedi ti senti sprofondare e tutto sembra più grande di te. Questo avvocato, dal cognome complicato mi ha invitato al suo studio ma non ho ben capito per cosa. Io questa gente non la sopporto. Purtroppo nella mia pur breve vita ho avuto un’esperienza talmente negativa, che per colpa loro sono finito anche in galera. Così attendo di conoscere il motivo per cui oggi sono stato convocato. «Come le ho detto al telefono io sono l’avvocato Benfidurri e sono stato incaricato da una persona che lei conosceva a convocarla dopo la sua dipartita. Il professore Gianluca Beneforti ci ha lasciato alcuni giorni fa e le sue volontà ora gliele leggerò in quanto lei potrebbe essere il suo unico erede.» L’avvocato aprì una busta ed iniziò a leggere il contenuto della lettera. Era scritta in quella scrittura che conoscevo bene, il professor Beneforti era stato il mio insegnante di filosofia per tutte le superiori e ricordo che la sua materia al contrario di altre mi aveva molto colpito. «Io sottoscritto professor Beneforti Gianluca nella piena facoltà indico quale mio unico erede il signor Giovanni Crivelli ad un’unica condizione. Invito il suddetto a soggiornare nella mia casa di Palinuro per almeno due giorni e poi potrà decidere se accettare o meno la mia eredità.»  Io rimasi molto colpito da quelle parole, se non avevo capito male avrei potuto essere ricco solo passando due giorni in quella casa che conoscevo. Il professore ci aveva ospitato un fine settimana lì a meditare sulla nostra esistenza. Così con fare sicuro accettai la proposta. L’avvocato prima di salutarmi mi disse «La informo che da quanto ho potuto accertare la casa in montagna del professore è ipotecata e che ormai non navigava in buone acque, pertanto non so quanto riuscirà ad ottenere da questa eredità.» A quelle parole il mondo sembrava quasi che mi stesse crollando: ancora una volta la sfortuna si stava accanendo su di me, comunque decisi di raggiungere quel bellissimo posto.

Dopo un viaggio interminabile in treno arrivai a Palinuro. Conoscevo benissimo dove si trovava la casa. Era vicino fuori dal centro del paese e da lì si poteva godere di una vista impareggiabile sul golfo. In lontananza si poteva scorgere anche la maestosità del Vesuvio. Ciò che però mi stupiva ogni volta che stavo lì era osservare l’orizzonte con il sole che usciva dalla vista con tutti i colori dell’iride e l’uscita di una immensità di puntini luminosi.

Quella sera d’estate il cielo era limpido e decisi di stare nell’atrio della casa a godermi il cielo stellato.

Ricordo che in quella gita con il professore lui aveva messo in bella vista un telescopio e ci aveva fatto vedere le stelle da vicino ed insegnato a riconoscere alcune costellazioni. Ci aveva paragonato l’infinito più grande con quello più piccolo: noi stessi. Che bello vedere quella moltitudine di stelle che pur a così tanta distanza fin dall’antichità segnavano la via agli uomini.

Ma quale sarebbe stata la mia via? Già da giovane non avevo mai avuto ben chiaro quale sarebbe stato il mio futuro: un lavoro, una moglie o chissà cosa. Ora a quarant’anni ero ancora al punto di partenza e tutte le cose che avevo fatto non mi avevano mai portato molto lontano.

Mentre ero lì seduto mi ricordai del mappamondo particolare che aveva il professore e così andai nello studio. Era ancora lì come vent’anni prima. Aveva la particolarità che su ogni nazione era disegnato sopra una costellazione e quando si accendeva la lampadina che era interna al mappamondo si potevano vedere proprio le stelle che componevano il fantastico mondo del cielo. Mi ricordai come sopra l’Italia c’era la costellazione di Perseo con la stella Mirfak la stella alfa Perseo che illuminava proprio al centro della città di Roma. Così decisi di accendere il mappamondo e toccando con le dita i vari territori arrivai proprio all’Italia e quando vidi la stella illuminarsi mi ricordai che cosa avrei voluto fare da grande: un operatore di pace. Che grandi sogni avevo allora! Con l’indice arrivai proprio sopra la stella Mirfak e mi accorsi che sembrava sopraelevata rispetto a tutto il contorno del mappamondo, non so se per curiosità o perché, ma decisi di premere con forza e il mappamondo si aprì. All’interno c’era una lettera, anch’essa scritta a mano dall’amato professore.
«Carissimo Giovanni, era sicuro che saresti riuscito a trovare questo piccolo meccanismo. Ricordo ancora la tua smania di conoscenza e di curiosità. Spero che tu non l’abbia mai persa. Se hai trovato questa lettera vorrà dire che ti sei ricordato anche di Perseo e Andromeda le due costellazioni vicine con il loro grande amore. Non so se tu hai trovato il tuo grande amore ma io te lo auguro di cuore perché sei sicuramente una persona generosa. Mi auguro che la stella di Mirfak dal significato arabo di gomito sia la tua stella guida come lo è stata per me. La vita è bella proprio perché non sappiamo mai cosa ci riserva il domani, magari possiamo ricordare cosa abbiamo fatto ieri ma l’unico momento da vivere è proprio l’oggi e proprio oggi possiamo cambiare strada. Allora qui troverai le mie credenziali per accedere ai miei conti che ho nascosto per tutto questo tempo affinché non venisse sperperata la mia eredità. Non ricordo di quanto si tratti in termini economici ma ti assicuro che sono tanti soldi. Mi auguro che tu riuscirai ad usarli tutti per quello in cui tu credevi quando ti ho conosciuto. Sii sempre un vero operatore per la pace. Per sempre il tuo professore di filosofia.»

Ripiegata la lettera una lacrima di gioia e di paura mi riga il viso, la forza di quest’uomo che veramente ha creduto in me mi spinge verso il mio sogno, verso quello che ora più che mai voglio fare.
Il giorno seguente sono ripartito, con uno spirito completamente diverso, con la consapevolezza di aver trovato anch’io una stella da seguire.