Una volta, quando ero bambino, mi raccontarono un segreto. Un segreto che avrebbe sconvolto radicalmente la mia esistenza.
Tutto iniziò in una fredda e buia notte di dicembre; nell’aria si percepiva un gelido tepore che sembrava ti avvolgesse in una dolce carezza; era la neve, la quale precipitava a mo’ di candidi batuffoli di cotone, come se qualcuno sulle nuvole si stesse divertendo a suon di cuscini.
Quella volta avevo 8 anni e da lì a poco ne avrei compiuti 9; la neve continuava a danzare lenta e dolce, poggiandosi a terra e colorando le strade e i tetti della città di bianco. Nel mentre, io e la mia amata famiglia ci accingevamo a mangiare quel che era rimasto delle riserve di cibo. Erano giorni ormai che mangiavamo le riserve e purtroppo niente resta sempre lo stesso, perfino il cibo.
Quel fatidico giorno fu l’ultimo in cui potevamo mettere qualcosa tra i denti. Infatti in quell’epoca, a causa della guerra, il Primo Ministro fece chiudere ogni centro di commercio privando tutta la città persino dell’elettricità e dell’acqua. Per via di quelle restrizioni ci fu l’assalto ai supermercati e molte persone rimasero a secco poiché anche i supermercati finirono le scorte.
Tornando a quel giorno, dopo aver cenato, sebbene quella non poteva definirsi una vera e propria cena, ci mettemmo a parlare. Parlammo di sogni ma soprattutto di quello che avremmo fatto una volta finita la guerra. D’un tratto però avvertimmo un sibilo lacerante provenire da fuori. Ci affacciamo alla finestra e vedemmo in cielo una luce infuocata e al tempo stesso annebbiata dalle nuvole. La neve aveva quasi smesso di cadere e cominciava a rallentare.
Il sibilo si era trasformato in una sorta di rombo acuto.
Le sirene della città iniziarono improvvisamente a dare l’allarme.
Ormai eravamo tutti abituati a quel suono ma di certo non eravamo abituati allo stato di ansia e angoscia che provavamo nel sentirlo.
I minuti erano contati, il rombo diventava sempre più intenso e tutti avevamo capito che era un missile che stava per colpire un punto della città vicino al quartiere dove io e la mia famiglia abitavamo. Il panico dilagava e mentre tutti cercavano di scappare pregando, vidi un bambino più piccolo di me indicare in cielo e urlare di guardare. Io e mio fratello alzammo lo sguardo. Le nuvole si stavano diradando e mentre si allontanavano l’una dall’altra, comparve un'enorme sfera che emetteva un intenso bianco bagliore; la luna, calma in cielo ci guardava dall’alto ed io ne rimasi affascinato e incuriosito. Quel bambino aveva acceso in me una carica elettromagnetica che mi avrebbe portato ad ammirare le stelle.
Nessuno però si immaginava quello che sarebbe successo da lì a qualche secondo.
Il rombo era diventato così potente e vicino alle orecchie di tutti, tanto che ognuno aveva perso le speranze. Dopo mezzo secondo un boato tremendo si diffuse in ogni dove e subito dopo l’esplosione divenne evidente. Diverse case vennero colpite violentemente e crollarono sotto il loro stesso peso. Io e la mia famiglia ci buttammo per terra per cercare di evitare i detriti che l’esplosione avrebbe provocato.
Successe però quello che nessuno avrebbe voluto accadesse, ma si sa la vita è come una stella morente, non puoi sapere mai quando e come esploderà. I detriti colpirono pesantemente i miei genitori stroncandoli immediatamente. Mio fratello rimase gravemente ferito ed io fortunatamente rimasi quasi indenne. In quel momento non capivo cosa fosse successo realmente però col passare dei giorni realizzavo che ero rimasto orfano e l’unica stella che mi illuminava era mio fratello che fortunatamente, nonostante le gravi ferite riportate, era riuscito a sopravvivere.
Passavano i giorni, ed io mi sentivo sempre più solo ma mio fratello era riuscito a colmare quel vuoto universale che mi faceva sprofondare in un buco nero.
Un giorno però accadde qualcosa che sconvolse completamente la mia esistenza.
Mio fratello mi rivelò un segreto. Mi disse di prepararmi a quello che avrei sentito perché sarebbe stato devastante. E così fu. La notizia mi fece impazzire. All’epoca non avrei mai pensato che tutto quello che mi disse fosse vero. Avevo più domande che risposte, ero diventato una sonda spaziale che vagava senza meta per l’intero cosmo.
Mio fratello mi disse che io e lui eravamo stati adottati.
Qualche giorno dopo suonarono alla porta di casa. Io ero a casa con mio fratello, ed entrambi ci incuriosimmo. Ci avvicinammo alla porta, mio fratello apri la porta e davanti a noi c’erano due persone. Erano i genitori del bambino che durante l’esplosione, mentre tutti stavamo scappando si era fermato ad indicare la luna.
Loro avevano saputo del decesso dei miei genitori adottivi e vennero a stringerci in un caloroso abbraccio. In quel abbraccio percepì qualcosa di molto familiare ma non sapevo il perché. In seguito ci fu molto chiaro.
Quel giorno, ci riunimmo a tavola e ci parlarono di molte cose. Ci dissero che il loro bambino era deceduto giorni dopo l’esplosione e per questo ci sentimmo molto dispiaciuti. Ma per uno strano motivo i due si guardarono negli occhi e cambiarono radicalmente espressione facciale. Si strinsero le mani a vicenda e si voltarono verso di noi. La donna parlò:
- dobbiamo dirvi qualcosa di molto importante. Sappiamo che siete stati adottati.
A quel punto io e mio fratello ci guardammo in faccia. Eravamo inermi.
- siete cresciuti tanto dall’ultima volta che ci siamo visti.
Mio fratello riempii gli occhi di lacrime e disse:
- allora voi… siete…
La donna rispose con voce rammarica di si.
A quel punto io tentennai qualcosa ma venni interrotto da subito. La donna mi fermò dicendomi che non c’era bisogno che parlassi. Si alzò e venne ad abbracciarci.
- finalmente tutti riuniti come un tempo.
Con il passare dei giorni, dei mesi e degli anni avevo capito che quel bambino era il mio fratellastro e capi anche che aveva un sogno nel cassetto. Voleva diventare un astronauta. Da quando lo scoprii mi feci una promessa. Avrei perseguito il sogno di quel bambino e cosi feci. L’ammirazione per le stelle che quel bambino aveva acceso in me si trasformò in una passione che divenne ben presto il mio lavoro.
Ora sono un astronauta e vedo il mondo da un’altra prospettiva. Dall’alto la Terra e così grande, così unita. Più ti avvicini però e più evidenti diventano i confini.
In questi giorni sono in missione nello spazio sulla stazione spaziale e penso spesso a quanto piccola è la Terra in confronto alle dimensioni effettive dell’universo e mi rendo conto di quello che è importante per l’esistenza. Tutte le guerre per la supremazia e i piccoli problemi a cui giornalmente pensiamo sono così insignificanti per l’universo che anche noi, esseri umani, possiamo farne a meno. Solo pensando in questi termini potremmo riuscire un giorno a lottare all’unanime ed esplorare in futuro lo spazio.
Per ora basta la luna, poi andrà bene Marte, ma in futuro non so’.
La cosa che conta davvero e che i sogni superano ogni confine e ogni barriera.