Nebbia dell’anima, trascinami in territori sconosciuti.

Esopianeti di un tempo remoto, percepito e mai vissuto.

Nuove forme, nuovi gravi, assetti si stagliano innanzi a me,

come un quadro di speranze che non mi appartengono.

E’ nella costellazione dell’Idra, mi avvicino con occhi di bambino e ali di carta.

Innanzi a me una nuova stella per luce e dimensione, un nuovo orizzonte.

Senza nome gli Oceani cerulei, scintillanti d’argento,

senza linee di divisione le terre, nulla mi appartiene, tutto mi accoglie.

Sacri ruscelli di acque gravide, traboccanti di vite, sgorgano gelide ai miei piedi.

Odori primordiali di spazi inviolati,

così appariva Gea nuda ai primi nati.

Raccolgo con lo sguardo i colori, le luci e le essenze,

odo suoni e sincronie perfette.

Ma non porto via nulla, tutto è impresso nel ricordo di quella nuova luce,

come una vertigine che inganna la mente.

Eppure vive in un tempo calcolabile che si intreccia con il mio tempo,

ma è ora, solo ebrezza e zefiro di una primavera del mio esistere.