Altera, noncurante,
distante
quanto basta a ridestare
Luce nelle caverne buie
degli animi aggrumati,
sali, ogni notte, bella,
senza curare stella
che ti oscuri d’intorno.
Specchio d’acqua increspato
appena appena
riflette il viso tondo
da signora rubizza
o solo la tua schiena
Illuminata,
mentre una pena lata
racchiusa in un meandro d’incertezza
sospira una carezza
che lenisca, sorgiva
dalla volta stellata,
deriva di tristezza
da sogno inanellata
e da sussurro lieve
di marina.