Sorgi, luna d’autunno,
nel livido emisfero boreale,
irradia, per pietà, strali di senno
con la gentile forza femminile.
Smorza, con la tua luce,
il fuoco di quel dio belligerante
combusto dentro muscoli cardiaci,
ventricoli di carne marcescente.
Tu sorgi, luna materna,
col savio, mesto viso tuo notturno,
sorridi amaramente e senza pace,
sol ché di lacrimar non sei capace.