Quando di notte il mio sguardo
volge verso il cielo, potrei essere
nel deserto, nell’oceano,
nella foresta, nella savana,
all’antartide,
potrei essere ovunque.
In quell’istante ho la sensazione che
il mondo sia un granello di sabbia
nell’immensità dell’universo.
Non ho bisogno di immaginare
nuovi orizzonti al di là dei confini
perché le mie iridi
proiettano la mia mente
oltre il sistema solare,
oltre la Via Lattea,
oltre le nebulose,
oltre i buchi neri,
oltre il silenzio,
oltre l’eco dei pensieri,
oltre le distanze
immaginabili ed inimmaginabili,
e il pensier si perde, s’annega,
si strugge, nel chiedersi quando tutto
ha avuto inizio e quando tutto finirà,
e penso al nulla, e penso al tutto.