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Silenzio.

Era notte

ch’avvolgea

quel romantico baglior

di candida luce.

Era notte

nel mio senso,

quel nuovo senso

che a veder te

a suon di

tuo giurato amor,

malato cor mio

spingea.

Eccola…

Lo vedo

quel nero ch’avanza,

lento,

quel buio tu sempre

serbavi vano

e vano nascondevi

in ombra di belle

parol

e di false materie.

Silenzio.

Nel silenzio

rompea tormento,

la mia alma

urlava.

Urla d’ingiusto mal,

ennesimo dolor

d’ombrata visione.

Tuo baglior,

passata mia Luna,

calava…

Eccola.

Ecco il tuo ver suolo.

Tenera luce

d’oscuro

ti svela

in paurosa spoglia.

Accesa nel rosso,

ed è la tua rabbia.

L’ultimo tuo baglior

è dal buio vinto.

Giammai domina

l’ombra

in cui celato sei

perenne.

Silenzio.

c’è anche del blu

di mistero

sui tuoi piatti mari,

sui tuoi bei crateri.

Dannato dimando

a mio cor ferito

“Ov’è la luce,

ov’è bellezza,

ov’è quel vitreo splendor

di mia guidata luce?”

Risponde meco,

solenne Dio

“Non c’era…

Or visioni l’anima

che spirato amavi…

E piangi, ché

ea ti ferisce,

e mira

pur ea ti tradisce…”

Eccola.

Luna,

tramonti nel vano

di nubi arse,

sul silenzio urbano,

piano

si fa giorno.

E tal io t’abbandono

d’oscuro

vero.

Tramonti dannata,

demone,

sul mio orizzonte

celeste.

Ti sta l’oblio,

non degni memoria,

solo

silenzio.

In amar pianto,

rifletto

“Tu che di mio cor

facevi stella,

giuravi eterno amor

in zodiaco

e favella.

Mentivi.

Tu che di mie lacrime

facevi comete,

di mio dolor

mai t’è calato.

Niuna notte

insonne

t’è valsa, lontano…

Tu

dannato e tale sei,

or t’ho visto.

Or so che fora

per visione

e per furor

sembiavi

gran Giove,

er’ foco a mille lune

e promesse,

false,

ma in cuor tuo

or ti scopri

non esser degno

neppur del fragil Cerere.

Tu che

vivevi

di sol bianco e nero.

Giullar

di cosmica scienza,

gigante

del vanto

di malizia

d’ironica invidia

e del marcio,

apri tua mente

e realizza.

Non sei niente…

Ben sai e professi,

tra galassie

e mistero,

ci son miliardi

d’amorose stelle…”

Eccole.

Son lì

che m’aspettano

son lì

che mi cercano.

Ed io godo di lor

luce.

Stella, di ver

splende.

Tu Luna,

ch’altrui lume

nutre e stende,

or lascia

‘l ciel mio.

Silenzio.

È l’eclissi

di tua omertosa

maschera

che triste nel mar

si scioglie

e in lordo fango cade…