Miro alla Luna,
ombra della vita.
Mi spingo fino al cielo
per sfiorarla con le dita.
E nubi attraverso
e polveri sottili.
Come lacci velenosi
straccio scomodi vestiti.
M’innalzo, stringa quantica
e la mia pelle urla
tra mondi di cemento e scarpe d’asfalto
nero.
Muscoli come corde tese, tirate,
vibrano al tocco d’un archetto
che separa alba e tramonto.
Io, violino, esisto.
Migliore Stefano, Palermo - ARPEGGIO
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- Categoria: Poeti tra le stelle VII edizione
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