È un turbine, un fendente
lo splendore che m’accoglie
se varco, improvvisamente timido,
l’oblio del confine tra Andromeda e Pegaso.
Il mio pensiero è approdato lassù
fluttuando fra intrecci aerei, spaziali.
Se una parte di me vaga
nell’ infinito di un conosciuto nulla,
c’è un’altra parte di me che non si eleva,
che non vola oltre il petto ferito.
Il sangue scorre impetuoso, senza fine
sulla piaga del dolore
ma quei lontani pensieri
che sconfiggono intere galassie
avvicinando la Via Lattea,
quei pensieri
riaprono il mio respiro altrove
in un cielo e in un mondo distante…
È in quel momento
che anche il cuore
si allontana da me
tornando a sorridere… per me!