Nel dileguarsi del Vento
si piegano le ali della foglia
in un fango putrido e avido…
Lo smeriglio dell’imbrunire
dirada e degrada la pace tra i rami
nell’implodere del cantico
che si offusca al greve strider della civetta…
Appare un cielo senza stelle, un nero gravante,
nel manto del gelo che mi ha cinto,
e il frastuono della paura si eleva
mentre riaffiora cauta l’armonia del ruscello,
che, con soave monotonia,
illumina la via… e di Orione l’ultima scia.