Il lampo del distacco
lascia indietro le paure,
brucia il vento della terra
e spara acciaio verso il nulla.
È immobile arabesco
il globo, come fotogramma,
stampato sul raso
d’una notte d’aprile.
La luce si spande
da milioni di occhi,
dalle stelle incendiate
a rimorchio d’una diafana luna.
Ognuna racconta
una piccola storia
a sé stante, di deserti riarsi
e pezzetti di mondo.
È leggero il pensare,
sospeso e rallentato,
come il corpo che si libra
senz’ancora e catene.
Il tempo si dilata
nell’andare di cometa,
sul bagliore iridescente
che s’allunga, di là dal vetro.
Lo sguardo non coglie
orizzonte o confine:
non c’è spazio costretto
tra adesso e domani.
E la strada d’aria è segnata.