La notte è imperlata di sudore,
il vento chiama a raccolta
le urla misteriose
delle fronde quando,
finalmente, tace l’urlo
sgraziato delle gazze,
scagliato con impeto
guerresco, contro i gatti
che hanno insidiato,
procedendo, cauti e minacciosi
come avanguardia
a passi di bambagia,
gli implumi vulnerabili
nei nidi tessuti
di frasche esauste
e spini di rovo.
La notte è imperlata di sudore,
ma allenta le tenaglie
alle tempie, mentre
le campagne nere di silenzio
vengono, adesso, destate
di soprassalto dalle strida
della volpe stremata
dal rodere della fame.
E sulla finitezza delle terre,
sull’armistizio degli spasimi
e delle risa amare
delle anime insolenti,
sui pianti e timori,
sugli strazi e gli orrori
delle genti naufraghe,
si leva l’occhiuta luna.
Così, mentre altri esseri,
indifesi e allupati
non si arrendono
ad una sete abbacinante
di provvidi sogni,
la luna s’impossessa,
all’istante del regno
della notte e dall’alto
dell’irraggiungibile dimora
cosmica sorride,
nonostante tutto,
di armoniose clemenze.