Caro Padre
di sentimenti e Lingua,
volgare eppure altero
Maestro
in Scienze e Poesia,
il tuo Secondo Regno
dove l’umano spirito
si purga
regala - in rime -
Cieli d’Antipodi
assetati di Luce;
languori aperti
su vicende d’Altro Mondo,
eppure
a Speranza e Tempo
ancora tessute:
espiazioni a senso
ancora umane,
perché nessuna d’esse
pensata infinita.
Così Purgatorio, a fronte
de l’altre permanenze
d’anime
invece eterne:
quella dentro e fuori
la Città ch’a nome Dite,
a fuochi e tenebre
terrifica;
e l’altra beata,
salmodiante
a sfere di luce
del Giardino di Dio.
Mirabile
il soffitto d’astri
che racconti
sul Monte,
di conforto e guida
ad anime purganti
in tua Comedía non solo,
ma pure a noi viventi
ne l’aiuola che ci fa tanto feroci
purtroppo ancora:
nel misero/splendido
nostro Purgatorio quotidiano.
Caro Padre,
struggente ne l’ora
che volge il disio
dai ancora a noi
-allora-
occhi ghiotti
di mirare il Cielo,
e dolce color d’orïental zaffìro
per lenire troppo tesi
nostri orizzonti,
e lo bel pianeto
che d’amar conforta
per con-viverci
al meglio;
e facelle pure
lucenti di mistero,
ausilio ai duri
nostri esili
di libertà;
per seguire
-senza più sconcerto -
cammini per noi diversi
di Sole e d’Ore
antipodali;
e percorrere il Monte
-di sopra a nuvole e piogge -
da Cornice a Cornice
di purgamento
fino all’Eden in cima:
e farci così
finalmente trovare
-anche noi -
puri e disposti
a salire alle stelle.