Attendo il vento
sopra cumuli di pietre
e cocci aguzzi
mi puntellano le mani
mentre rivolto
con distacco inconsueto
i giorni bruni
come chicchi sparsi invano.
E non c’è sosta
in quell’angolo di cielo
che ancor percorro
a piedi scalzi sulla riva,
e non c’è pace
all’orizzonte tra le onde
su quella spuma
vomitata dagli abissi.
La solitudine
annebbia quella luce
tanto cercata
in scomparti tetri e chiusi
e c’è una forza
sconosciuta e roboante
che spinge cieca
i miei passi sulla sabbia.
Eppure ho visto
la memoria non mi inganna
bianchi delfini danzare tra le stelle.