L’amore per le proprie radici e l’interesse storico per il proprio territorio, sede di trascorsi e tracce federiciane, emerge nei versi dell’opera poetica intitolata “IL GIORNO (Federico II)”.
Nel testo, il vissuto del Puer Apuliae che si immerge nella nostra terra, si sviluppa e si snoda, nell’arco di un solo giorno: dall’alba al tramonto.
Attraverso la personificazione si caratterizzano i due momenti di apertura e chiusura del giorno: “l’alba” come scoperta e nascita dell’amore dell’imperatore per la Puglia e snodo di azioni di dominio, di amore e di potere; “il tramonto” come la fine di un impero straziato e il declino di un uomo che termina il suo volo tormentato da antiche predizioni.
Il ritmo lento delle strofe libere, vuole rendere l’immagine del fluire del tempo che si sussegue con lo scorrere dei giorni e degli anni, così come lento appare il tramonto di Federico e la sua scomparsa. L’immagine della sera conclude la composizione nel silenzio riecheggia l’urlo di dolore del falco, che ha accompagnato l’inizio e la fine dell’imperatore e la fine dell’imperatore nella terra di Puglia accompagnato l’inizio e la fine dell’imperatore e la fine dell’imperatore nella terra di Puglia.
SUSANNA DE MATTIA è docente di scuola primaria presso il comune di residenza nonchè presidente dell’Associazione Culturale “Compagnia dell’arco” che si occupa di promuovere iniziative culturali all’interno del proprio territorio per riscoprirne la storia e le radici.
Nel 2013 ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “La spiga e il velluto”.
In precedenza una sua opera poetica è stata inclusa e pubblicata all’interno di un’antologia di poeti italiani.
L’albeggiare è lento
sulle umide zolle.
S’arrossa ogni masso
di bianco calcare,
segnato da lunghi calpestii passati.
Stride il falco tra i lecci,
al di’ rivolto.
E un odore soffice
di muschio perlato
soffia ad oriente.
E’ un’aurora tenue
che saluta Venere
e s’inchina al suon
di tamburi lontani.
Sul colle
svetta nitida la secolare quercia
avvolta d’aura astrale:
ne ha uditi passar pregiati cortei
di corni d’avorio.
Vibran le fronde oltre il colle
e riecheggia
un insolito frullar d’ali.
E’ un mattino fiero
che accoglie il giorno.
Il falco plana
e scruta attento
l’inceder stanco
di un cavallo bianco.
E’ un giorno assorto,
sulla verde murgia
dai riflessi perlacei.
Tutto tace
al comparir di un rosso manto
e uno stendardo rapace.
Non è più quiete.
E fu sua, da allor, l’ambita Puglia
ornata poi di vette tufiche
di giardini rari
e di ricami
e prigioni
e vesti bianche.
Lo sguardo corre affranto,
guerriero fino ai tramonti.
E poi, a sera, il temuto incanto
in quel fior che gli fu nemico…
E’ una notte lenta
che guaisce a oriente.
E stride il falco
alla sua stella.